Si allargano gli orizzonti
Panoramica 1965-1996
A partire dagli anni 70, il Rotary Club della città di Milano era cambiato sotto diversi punti di vista. Innanzitutto si erano moltiplicate le sezioni ed era nato un coordinamento chiamato “Mediolanum” che aveva il compito di organizzare le attività dei vari club che si svolgevano in città. A fronte dell’aumento del lavoro, gli incontri tra i soci erano diventati per lo più un’occasione di aggiornamento rispetto all’impegno rotariano a 360 gradi sul territorio cittadino e non. Il contesto era sempre più complesso e di conseguenza anche gli orizzonti dei soci si erano adeguati, pur mantenendo una forte vocazione all’unità e al servizio, valori imprescindibili. Si stavano sviluppando, infatti, progetti in ambiti che finora non erano stati presi pienamente in considerazione, come per esempio, il supporto a zone lontane del mondo al fine di favorire migliori condizioni sanitarie e alimentari. A tal proposito si ricorda la campagna di vaccinazione nelle Filippine e in Costa Rica. L’attenzione per i più fragili si era dimostrata anche sul piano nazionale, dove si era costituito un comitato identificato con l’acronimo C.A.M. (Centro ausiliario per i problemi minorili) che aveva la funzione di agevolare le procedure e il lavoro del Tribunale per la tutela dei minori. Sempre in ambito giovanile, era cresciuto il progetto IARD che non si occupava più soltanto di sostenere la carriera scolastica degli studenti più meritevoli, ma era diventato uno vero e proprio istituto di ricerca utile a rilevare le criticità della scuola e delle persone che la frequentavano. Anche il mondo universitario aveva subito delle trasformazioni, i ragazzi che avevano la possibilità di studiare erano aumentati e le loro esigenze riguardavano anche temi come le prospettive in ambito lavorativo, per questo motivo molti soci avevano dato la loro disponibilità per sviluppare iniziative per l’orientamento dopo gli studi. Per quello che riguarda la città di Milano è sempre stato costante il coinvolgimento dei soci del Rotary in interventi per il progresso della città, per il miglioramento dello stile di vita dei cittadini, e per la salvaguardia dei beni immobili. In questi anni il rotariano Arch. Antonio Cassi Ramelli, aveva effettuato uno studio sulle cause del dissesto del Palazzo della Ragione e aveva esortato i soci di farsi carico dell’iter burocratico affinché i lavori potessero cominciare il prima possibile. Sempre in ambito di recupero urbano, grazie all’intermediazione del Rotary si era potuto avviare un progetto di valorizzazione dell’area dell’ex fabbrica di fiammiferi Saffa, che da lì a poco sarebbe diventato uno spazio per attività di utilità sociali. Come già accennato, il contesto sociale e urbano stava diventando sempre più complesso e questo cambiamento aveva avuto delle ricadute anche sulla gestione delle infrastrutture. Il problema del traffico cittadino era strettamente legato a quello della salute pubblica di conseguenza era diventato urgente trovare delle soluzioni che potessero andare anche in questa direzione. I rotariani si erano dimostrati subito attenti alle nuove esigenze ed erano molto critici rispetto ai progetti delle istituzioni che erano giudicate inefficaci sia a livello locale che intercomunale. In generale questo periodo è caratterizzato da uno sviluppo dei clubs milanesi, che sono impegnati su diversi fronti che rispecchiano il contesto nei quali operano. A testimonianza della dedizione, vengono distribuite diverse onorificenze, tra le quali la più importante è la Paul Harris fellow che era stata conferita a diversi rotariani, alcuni dei quali molto illustri come Mario Monti e Gianmarco Moratti.
Le evoluzioni
Nel 1980 il Rotary italiano aveva una diffusione capillare costituita da 18 mila clubs e 850 mila soci. Questo sviluppo era dovuto al progresso delle telecomunicazioni e dei mezzi di trasporto che avevano favorito gli scambi di idee e una maggior reciproca conoscenza. A fronte di ciò il Presidente Armando Frumento, aveva annunciato un allargamento degli ambiti delle attività del Rotary che avrebbero coinvolto la lotta per contrastare la malattia, la fame e tutto ciò, che in un mondo complesso, avrebbe potuto compromettere la dignità umana.
Nello specifico il Rotary si era impegnato in un progetto di vaccinazione su larga scala contro la poliomielite nelle Filippine e contro il tetano in Costa Rica e si era impegnato in ricerche in zone nel mondo caratterizzate da sia un’insufficienza alimentare o da una scarsa qualità del cibo prodotto. Per realizzare i nuovi progetti era necessario allargare le collaborazioni con tutti coloro che condividevano i valori di umanità.
Verso un’apertura alle donne?
Nel 1980 la legislazione americana non consentiva discriminazioni tra i cittadini per l’accesso ad un’Associazione. Nel caso specifico del Rotary, le donne non erano ancora ammesse a far parte del Club. Quindi era stata necessaria la modifica di un articolo del Regolamento internazionale, per il quale era richiesta l’adesione di tutti i clubs. La modifica di questo articolo prevedeva la sostituzione della parola “uomo” con “persona”. Chiarita questa necessità, il Presidente Zavelani Rossi aveva precisato che questo cambiamento rappresentava solo una possibilità e i club di Milano, al momento opportuno avrebbero potuto decidere liberamente cosa fare.
La votazione aveva avuto come risultato:
42 favorevoli
10 contrari
20 astenuti. A fronte di questo risultato ogni club poteva riservarsi di decidere autonomamente il coinvolgimento delle donne nelle attività del singolo club.
Suddivisioni del club
I club milanesi erano stati riuniti nel “Gruppo Mediolanum”, che aveva la funzione di coordinare le attività e gli incontri su tutta la città. Con il passare degli anni era diventato sempre più numeroso e all’inizio del 1985, si era presentata la possibilità di dividere questo gruppo in due parti. Le obiezioni a questa ulteriore suddivisione erano diverse. Prima di tutto non c’era l’approvazione dei club coinvolti e in secondo luogo alcuni soci come Armando Frumento e Franco Brambilla avevano ricordato che “Milano è radicalmente unitaria ed inscindibile”, sia culturalmente che logisticamente dal momento che i cittadini possono abitare in un quartiere e frequentarne per svariati motivi un altro.
L’intervento di Frumento a questo proposito è molto chiaro e perentorio:
“Nei suoi 24 secoli di storia, Milano si era sempre ingrandita, a macchia d’olio, dalla recinzione gallica alle mura romane a quelle medievali a quelle spagnole ed alla cerchia urbana dei “Corpi santi”. il suo schema urbano a tela di ragno conferma tale ingrandimento compatto. altre recenti conferme: il fallimento dell’esperimento dei Comitati di quartiere, delle unità Sanitarie locali, e le proposte parlamentari per fare del comune di Milano uno speciale comune metropolitano, dicono in una lingua semplice che Milano è radicalmente unitaria ed inscindibile. Come si vede a quanto è accaduto in altre città, Milano non è nata dall’agglomerarsi di comuni originari, non è una costellazione di plaghe che cercano un loro centro, e non è un tratto indifferenziato d’una immensa area metropolitana: è una grande città e indivisa e indivisibile. I milanesi abitano in un quartiere, lavorano in un altro, studiano o si fanno curare in altri, si svagano o fanno sport in altri ancora, ma sempre gravitano consapevolmente intorno al baricentro del loro Duomo. L’idea di tagliare a capriccio tale invescerata comunità in due fette separate da un “muro di Evanston” , per non usare sempre quello di Berlino, è quindi un controsenso umano, organizzativo, storico e sociologico inaccettabile da buon milanese e da ogni rotariano. (…) Abbiamo davanti agli occhi questo bellissimo vecchio labaro del Club ideato e realizzato dal nostro compianto consocio Piero Portaluppi quando il Rotary a Milano era ancora unico Club. Ebbene se questa iniqua diviisione venisse attuata su questo labaro, che con gli stemmi delle vecchie porte di Milano simboleggia l’unità di Milano, noi dovremmo apporre un fiocco nero. il voler ad ogni costo ficcare in gola ai milanesi una divisione cui loro non consentono vuol dire non aver inteso bene il significato di migliore organizzazione e soprattutto non aver capito la città di Milano”.
Impegno per i minori
Nel 1967 era entrata in vigore una legge sull’adozione speciale che aveva come obiettivo l’affido a famiglia di bambini appena nati nei brefotrofi. Inizialmente questa procedura era in carico alla Corte d’Appello, ma poi questo compito passò al Tribunale dei minori, dal momento che la collocazione in famiglie idonee dei bambini, era in correlata alla prevenzione della “devianza minorile”. A questo cambiamento non seguì un adeguamento di risorse economiche e umane. I magistrati, cancellieri ed operatori sociali non erano infatti sufficienti, per poter svolgere le loro funzioni in maniera ottimale.
Per questo motivo e grazie ad un “certo coraggioso pragmatismo antiburocratico”, il Presidente del Tribunale dei minori di Milano di allora, il dott. Luigi D’Orsi e il Presidente della Corte di appello, il dott. Mario Trimarchi, decisero di usufruire del lavoro volontario di un Comitato di sette persone qualificate promosso dal Rotary, che fu denominato “Ufficio di Servizio volontario al pubblico per le adozioni”.
Il compito di questo comitato era quello di stimolare l’azione di organi statali nelle situazioni dove si evidenziava una carenza di persone che operassero in raccordo tra Tribunali minorili, giudici tutelari, Enti assistenziali, famiglie naturali e famiglie adottive. Il frutto di lavoro di due anni aveva portato all’istituzione di una nuova associazione chiamata C.A.M.: “Centro Ausiliario per i problemi minorili – Adozioni e Affidi”, con sede all’interno del tribunale e facente capo allo stesso Presidente del tribunale.
Il C.A.M. era formato da soci operativi: un Giudice onorario, avvocati, assistenti sociali, psicologi e dai soci aderenti che s’impegnavano sul fronte economico e mettevano al servizio la loro professionalità per l’attività e i servizi che venivano richiesti. Le attività previste dal comitato erano:
- fornire una consulenza semplice rivolta al pubblico in materia di diritto di famiglia
- favorire il contatto tra gli istituti al fine di un’efficace individuazioni di minori in difficoltà o carenze familiari
- supporto psicologico e giuridico per le famiglie adottive o affidatarie
- promuovere la riabilitazione di minori che avevano avuto una buona condotta dopo aver commesso dei reati non gravi.
Nel 1975 la proporzione tra affidi e adozioni era 10-12 adozioni ogni 30 affidi mentre solo due anni prima questo rapporto era rovesciato. Questo cambio sostanziale era da imputare allo sviluppo di una coscienza e maggior sensibilità rispetto al tema dell’affido. Gli affidatari diventavano quindi a tutti gli effetti cooperatori sociali impegnati in un percorso supportati periodicamente da professionisti come psicologi e giudici. Quale era stato il supporto effettivo del Rotary in questo progetto?
In un primo momento, il Rotary si era impegnato a sovvenzionare le attività dell’Ufficio volontario, così da renderlo più efficiente. In seguito i club milanesi avevano promosso convegni di carattere nazionale presieduti dal Past- President Riccardo “Ricas” Castagnedi. Inoltre nell’Atto costitutivo del C.A.M si era inserita una deroga allo statuto in modo tale che i Rotary milanesi avessero una parte prevalente nel finanziamento delle attività dell’Associazione e avessero il diritto di designare sia i propri delegati in Assemblea e in Consiglio, oltre che il Presidente e il Tesoriere del comitato operativo. I delegati rotariani in questo periodo erano Riccardo “Ricas” Castagnedi e Giuseppe Prisco. Per sottolineare l’importanza e il coinvolgimento di questa iniziativa, il Presidente Armando Frumento il 10 maggio del 1976, aveva invitato i soci a partecipare alla proiezione del film inchiesta “I figli degli altri”, girato con la collaborazione del C.A.M. “Tutti sappiamo come è nata questa iniziativa; quale merito hanno le persone che l’hanno animata, tenuta in vita e portata all’attualizzazione; quale servizio rende alla giustizia e quindi alla società milanese. Sarà un grande piacere per noi, vedere da vicino, con l’immediatezza che dà il film, l’opera e i risultati” (Bollettino n. 40, 27 aprile 1976).
Bollettino n.45, 1 giugno 1976
Presidente Armando Frumento: “Vi ho parlato, l’altra volta, della lettera che ci ha mandato Ricas riguardo alle iniziative sui problemi minorili. Due ragazze, figlie di rotariani, hanno già arricchito la compagine delle volontarie che valorosamente operano nell’ambito del CAM, ma altre ne occorrono con qualifica di assistente sociale, di avvocato, di psicologo, piuttosto che di semplice dattilografa e per un minimo di tre mezze giornate la settimana. Il CAM ha pure bisogno di colleghi che siano disposti a patrocinare gratuitamente i casi più gravi. Vi giro queste segnalazioni. Tutti sappiamo quanto stanno facendo cari colleghi in questa importante organizzazione, e ogni aiuto, sia di figli di rotariani, sia di colleghi avvocati sarà pertanto prezioso, quanto indispensabile”.
Rotariani illustri e riconoscimenti
Giovanni Spadolini
Il 7 maggio del 1968, Giovanni Spadolini entra a far parte del Club. Giornalista, era nato a Firenze nel 1925, dopo essere stato direttore del Resto del Carlino a Bologna, alla fine degli anni 60, era arrivato a Milano per dirigere il Corriere della sera. “Sua è la formula dell’Opposizione Cattolica, sua la formula del Tevere più largo, rilanciata nell’articolo sul “Dialogo” con cui Spadolini ha iniziato la sua direzione al Corriere, direzione nella quale egli continuerà la tradizione del Direttore, che vede tutto, amato da tutti i redattori, collega fra i colleghi, sempre primo nel consigliare, sempre primo nell’aiutare. Con un metodo che è stato definito “giolittiano” e non a caso Spadolini è autore di un bel libro su “Giolitti”.
Nel 1973, Spadolini era diventato Presidente della commissione della Pubblica Istruzione al Senato, e in occasione dell’anniversario della morte di Alessandro Manzoni e del cinquantenario della fondazione del Club, offri una relazione sull’esperienza dello scrittore milanese come Senatore intitolata “Il Manzoni a Roma”.
Commemorazioni
Le opere e lo spirito dei rotariani che hanno contribuito a far crescere il club vengono ricordati nelle parole di gratitudine dei soci che dedicano spesso parte dei loro incontri a delle sentite commemorazioni.
Nella riunione del 15 settembre del 1964, il consocio Sen. Ing. Ettore Conti ricorda Guido Ucelli, ripercorrendo brevemente la sua vita e le sue opere, il suo impegno per la realizzazione del Museo della scienza e della tecnica e per il recupero delle navi di Nemi.
Ne viene ricordato anche l’amore per la bellezza che aveva “Se Guido Ucelli fosse riuscito soltanto a trasformare i ruderi di una caserma in uno dei migliori monumenti del nostro tardo 500, ciò basterebbe a dimostrare quanto Egli sia stato sempre sensibile al sorriso della bellezza e dell’arte. Ciò sanno bene coloro che hanno avuto la fortuna di partecipare agli amichevoli ritrovi nella bella e ospitale dimora da lui pure ricostruita. Quelle serate non le dimentichiamo e neppure dimentichiamo l’incanto della musica che Egli stesso ci prodigava suonando da maestro il magnifico organo”. (Boll. n. 11,15 settembre 1964).
Nel 1967 muore James Henderson e la seduta del 4 aprile viene sospesa in segno di lutto. Sono molti e commossi i ricordi dei rotariani presenti. il Presidente Ricas Castagnedi ricorda con queste parole il fondatore del Club:
“Al mio tavolo, oltre al Senatore Conti e all’amico Nodari, siedono oggi anche i Presidenti o i rappresentanti degli altri quattro Clubs milanesi che sono la logica conseguenza della proliferazioni del club di Milano, fondato nel lontano 1923 proprio da Sir James Henderson. A Lui, al Suo dinamismo, al Suo grande amore per l’Italia e per il Rotary, noi dobbiamo infatti l’onore di appartenere alla grande famiglia rotariana. Oggi lo rivedo qui fra noi, come sempre, alto, elegantissimo nel Suo gilet filettato di bianco, con il suo inseparabile avana tra le dita, col Suo simpatico cordiale sorriso; e così noi vorremmo ricordarLo in avvenire” (Boll. n. 41/66-67, 4 aprile 1967).
“
Si vantava di essere nato povero; avrebbe anzi voluto che tutti nascessero come lui, senza beni di fortuna per conquistare la vita con le proprie forze e specialmente con quelle virtù umane, da tutti possedute. (…) Altra grande dote umana fu il saper comprendere, valutare le persone a lui vicine per natura o incontrate, magari per caso; il sapere apprezzare lo spirito degli individui gli concesse la possibilità di scegliere fra i migliori i suoi veri e validi collaboratori”. (Boll. n.10 70/1, 6 ottobre 1970)
Il 6 ottobre del 1970, il socio Severino Pagani offrì un ricordo di Angelo Rizzoli. Imprenditore di umili origini, orfano aveva passato la sua infanzia al Martinitt. Erano stati raccontati diversi aneddoti che mettevano in luce soprattutto le sue doti umane. Quando il relatore volle donare le porte scolpite da Castiglioni al Duomo, Rizzoli fu tra i primi sottoscrittori e infatti il suo nome era stato inciso sul retro della porta stessa. Angelo Rizzoli, inoltre, aveva voluto provvedere personalmente alla piscina destinata all’orfanotrofio dove aveva ricevuto le prime cure.
Riconoscimento Paul Harris Fellow
Il riconoscimento Paul Harris Fellow è un riconoscimento che viene conferito ai rotariani che si sono distinti per l’impegno nei progetti attivati dal Club. Tra 1960 e il 1990 erano stati diversi i soci che hanno ricevuto la “Paul Harris Fellow”. Oltre a Franco Brambilla, Federico Magnifico, Gianmarco Moratti si erano distinti altri soci dei quali erano stati ricordati l’impegno, la dedizione e il rigore morale.
Armando Frumento.
Il Presidente Magnifico ripercorre la “storia rotariana” di Armando Frumento: “Voi sapete che io sono vicino alla fine del mio mandato presidenziale e sono lieto di questa occasione che mi permette di realizzare un impegno che, fin dall’inizio del mio mandato avevo preso con me stesso. L’impegno di onorare, con la massima insegna rotariana, la “Paul Harris”, un nostro consocio che considero particolarmente degno e che addito a Voi rotariani di Milano San Babila come esempio da imitare, come lo è stato e lo è per tutti noi. Mi riferisco al prof. Armando Frumento. La storia del nostro Club e la storia del Rotary Italiano, sono strettamente legate alla presenza e all’azione di Frumento. Non solo perché Frumento è lo storico del Rotary avendo scritto il primo volume della storia del Rotary italiano. Uomo di grande e profonda cultura in tutti i campi, uomo integerrimo, di grande umanità, gentilezza, saggezza senso di equilibrio e cordialità. Come rotariano ha sempre dimostrato la massima disponibilità agli incarichi del Club e del Distretto, cordialità e amicizia verso i consoci e ha un record di presenze vicino al 100%”. (Boll. n.33, 22 maggio 1984).
Libero Mazza
Libero Mazza era diventato Governatore negli anni 80. Il Presidente Magnifico nella consegna del riconoscimento ricorda il suo percorso:
“Nel 1979 era stato eletto Senatore a Milano, dai milanesi, è stato nella Commissione per gli Affari Istituzionali, Presidenza del consiglio, ministero degli interni e Pubblico impiego. Il Governo è caduto, Mazza non si è più ripresentato potrà quindi dedicare l’annata 1983/84 ad un impegno rotariano nel quale potrà far risaltare le sue qualità, le sue esperienze, i valori e il suo spirito. Per questa storia di vita, di impegno politico e sociale e per quella piccola parte che il Rotary ha rappresentato in questa vita, sono lieto, a nome di tutti i soci del Rotary Milano, di consegnare a Mazza nostro Past President nostro attuale Governatore, le insegne di Paul Harris Fellow, massima onorificenza della nostra Associazione”.
Mario Monti
Nel giugno del 1990, il presidente Giambelli interrompe la sua relazione per consegnare la “Paul Harris Fellow” a Mario Monti:
“A questo punto, dal momento che ho ricordato quella riunione, vorrei fare una piccola interruzione alla mia relazione per rivolgersi all’amico Mario Monti, che abbiamo il grande piacere di avere con noi oggi, ed esprimergli il più vivo apprezzamento di tutto il Club per la sua preziosa attività di docente, di studioso e di esperto di politica economica e monetaria. E per meglio manifestargli questo nostro sentimento di ammirazione, di amicizia e di stima sono molto lieto di consegnargli, a nome del Club, le insegne della massima onorificenza rotariana la Paul Harris Fellow. A Mario Monti per le sue attività di studioso di problemi di politica economica, per l’illuminata attività di docente e per l’autorevolezza con cui ricopre l’incarico di rettore dell’Università Bocconi contribuendo a tenerne alto il prestigio nel mondo”.