Scuole speciali per bisogni speciali

Nel 1948 il Prof. Eugenio Medea aveva relazionato sulle scuole speciali di Milano. Le scuole prese in considerazione sono diversi istituti che si occupano di studenti con bisogni speciali come disabilità uditive oppure psichiatriche ai quali si aggiunge la Scuola Rinnovata Pizzigoni che rappresenta una novità per il metodo didattico adottato. In questi anni vera stata istituita la scuola speciale per ragazzi con disabilità psichiche che rappresentava una novità nel campo dell’educazione Gli studenti infatti non venivano rinchiusi in strutture senza contatto con il mondo esterno, al contrario potevano imparare attività o mestieri che potessero favorire il legame con varie realtà al di fuori della scuola. Quest’approccio era stato il risultato della visione dello psichiatra infantile Sante De Sanctis, che a Roma aveva sperimentato un tipo di istruzione che non tagliasse fuori dal loro contesto i ragazzi disabili. In questo modo gli studenti potevano mantenere contatti significativi al di fuori della struttura scolastica. Grazie alla famiglia Treves, nel 1930 si inaugura a Milano un istituto che si ispira alla visione di De Sanctis, che viene intitolata “Scuola per anormali psichici Treves – De Sanctis”, la cui sussistenza è totalmente a carico dell’amministrazione comunale. Il metodo d’insegnamento deve essere basato sulla conoscenza psicologica dei singoli soggetti che devono essere “educati e curati”. Per un’efficacia didattica medici e insegnanti devono lavorare in stretta collaborazione così da favorire un apprendimento personalizzato in base alle esigenze di ogni singolo studente.

Bollettino n. 91, 16 novembre 1948

“Si dice che Milano è una brutta città: niente colline, niente fiume, niente panorami, niente verde: la prima impressione sfavorevole è data dalla stazione, quel balordo edificio assiro -babilonese, così poco pratico (..) Eppure tutti vengono a Milano, e ci rimangono perfino troppo! Perché? Perché la brutta Milano ha un bellissimo cuore ed è proprio il cuore di Milano che voglio raccontare agli amici rotariani, a proposito di un argomento che mi è, da anni, particolarmente caro, cioè delle Scuole speciali del Comune”(…). La Scuola per anormali psichici è un grande merito di Sante De Sanctis grande psichiatra e fondatore in Italia della Neuropsichiatria infantile di avere attuato in Roma fin dal ‘98 il nuovo tipo di assistenza educativa da lui ideato: l’asilo scuola o “Scuola autonoma” a carattere esternato con cura medica e avviamento al lavoro muscolare produttivo a scopo di utilizzazione sociale”.

In una magnifica giornata primaverile sotto un sole già quasi estivo, il 26 maggio del 45, a poche settimane dalla Liberazione, un corteo funebre muoveva da una modesta casa in via Passarella, modesta la casa ma grandioso il corte: senza musica, senza plotoni di truppa si svolgeva l’interminabile fila tra una fitta siepe di popolo che commossa assisteva al passaggio: non era un capitano d’industria, non era un uomo politico, non era un vincitore di eserciti: era la salma di Paolo Pini che procedeva in modo trionfale tra le vie di Milano. (…) Il caro amico aveva espresso il desiderio , prima di andarsene che si facesse qualcosa per i fanciulli epilettici, per questi ragazzi che , benché di intelligenza anche normale sono respinti dalle scuole a causa della loro malattia e rimangono abbandonati a sé stessi con tutti i danni e i pericoli di strada. Ci mettemmo subito all’opera per raccogliere tra gli amici di Paolo Pini le somme necessarie a realizzare il suo desiderio”. (..). Chi percorre il Viale Zara incontra a un certo punto, sulla destra, al n. 100 un magnifico edificio che a differenza delle Scuole non è stato che lievemente danneggiato dalla guerra: è la bellissima Scuola “Tarra” per anormali dell’udito e della parola”.

La scuola speciale “Tarra” e la scuola per epilettici di Paolo Pini

Il dott. Paolo Pini aveva fortemente voluto una scuola per ragazzi epilettici, che tra gli anni 40 e 50 erano abbandonati a loro stessi. Con la buona volontà degli amici, e con l’impegno del sindaco e del Rotary, si riuscì a trovare le somme necessarie per realizzare il desiderio del medico e la Scuola per epilettici viene fondata nel 1946 accanto alla Scuola per anormali psichici Treves-De Sanctis . Nel 1948, dopo soli due anni di vita, l’istituto ospita circa 45 studenti, che vengono educati e assistiti durante le loro crisi. Vengono portati in un locale apposito e reinseriti in classe o a casa a seconda della gravità dell’attacco. Con le cure, la dieta, l’ambiente e i trattamenti si sono registrati dei miglioramenti sensibili. La Scuola è anche centro di ricerca, infatti sono state acquistate molte strumentazioni moderne per elettroencefalogrammi. In Viale Zara n.100 si trova invece la Scuola speciale “Tarra”, fondata per studenti con bisogni speciali, deficit uditivi, dislessici, o balbuzienti. diretta dalla prof.ssa Rosa Marelli Vergani.

A questo Istituto, che accoglie giovani dai sei ai sedici anni, si aggiunge anche una scuola materna e dei corsi professionali con laboratori per sordomuti e un ambulatorio medico supervisionato da personale specializzato. Come per la scuola per epilettici di Paolo Pini e come per la scuola per anormali psichici Treves- De Sanctis, si è attivato un servizio di trasporto speciale a carico del comune. Oltre a queste scuole, esistono altre scuole speciali riservate ai rachitici, ai bambini deboli di vista, e la Scuola all’aperto del Trotter per ragazzi fragili e predisposti alla tubercolosi.

La Casa di redenzione sociale di Niguarda

A conferma dell’interesse del Rotary per la formazione e l’istruzione, il socio Luigi Airoldi espone una relazione sulla Casa di redenzione di Niguarda. La Casa di Redenzione di Niguarda ha lo scopo di rieducare i ragazzi minorenni appena scarcerati. Prima di entrare nella casa il ragazzo viene sottoposto ad un esame psichiatrico per conoscerne la personalità e le attitudini. Dopo questo primo esame si progetta un programma di rieducazione che prevede la frequentazione di vari laboratori di meccanica, falegnameria, lavorazione dell’alluminio, scultura, disegno ed elettrotecnica. Una volta completato questo progetto educativo, l’ospite della casa viene inserito in luoghi di lavoro coerenti con la sua formazione. Qualora il guadagno non fosse stato sufficiente a garantire l’autonomia del ragazzo, la Casa di Redenzione provvedeva anche delle spese per un alloggio. L’attività non era finanziata da contributi pubblici ma solo da offerte spontanee private. Inizialmente la Casa di Redenzione era sorta in Corso Roma per poi spostarsi a Villa Clerici che prima di essere impiegata per le attività della Casa, si trovava in uno stato di abbandono. Nel 1942 si erano costruiti i primi capannoni per avviare i laboratori e negli anni 50 si cominciavano ad organizzare gli spazi per ospitare una raccolta di opere d’arte che potesse valorizzare i locali e attirare l’interesse dei cittadini. Non mancano le richieste di aiuto e di ammissione alla Casa, come anche messaggi di gratitudine per il tempo trascorso nella struttura. “Nel partire da codesta Casa nessuno può immaginare quale dolore serrava il mio cuore; allontanandomi da Niguarda ho avuto l’impressione di staccarmi da tutto ciò che è bello soave e buono”.

All. Boll. n. 402, 15 febbraio 1955.

“Ho saputo quanto sto per narrarvi: scopo di questa istituzione è quello di rieducare i liberati minorenni dal carcere e quanti altri traviati venissero loro segnalati anche fra i non delinquenti. (…). Appena ricoverato entra nella Casa, viene sottoposto ad un esame psichiatrico che ne studia la personalità, le sue tendenze e le attitudini. (…) Questa rieducazione avviene particolarmente attraverso i laboratori della scuola della Casa stessa, diretti da artigiani e da maestri che dedicano la loro opera gratuitamente per lo più nelle ore serali. Vi sono laboratori di radiotecnica, meccanica, falegnameria, lavorazione dell’alluminio, vengono impartite lezioni di fisica, matematica, elettrotecnica, radiotecnica. (…) Per un’abitudine professionale mi sono subito chiesto: ma ci dovrà pur essere un magnate o un gruppo di ricchi sostenitori che provvede alle ingenti spese che tutta quest’attività assistenziale necessariamente comporta, e mi sono sentito rispondere: “Non abbiamo nessun sostenitore potente nel senso che Lei intende, ma abbiamo una potentissima schiera di gente di media portata che noi non conosciamo affatto, se non in via del tutto eccezionale, e sono loro che pensano alle nostre finanze”.

Innovazioni didattiche: La scuola Rinnovata Pizzigoni

La scuola rinnovata Pizzigoni non è un istituto per studenti con bisogni speciali, ma è rinomata per il metodo didattico innovativo, fondato sull’idea di una scuola “attiva”. L’edificio si trova in via Castellino da Castello, ed è stato costruito seguendo il concetto di una scuola all’aperto e a contatto con la realtà esterna. Si organizzano infatti visite e stabilimenti, si coltivano degli orti, si dà molta importanza a discipline sportive che non si limitano ad una generica educazione fisica. La programmazione didattica prevede inoltre un ampio spazio per la musica, il canto e attività pratiche che favoriscono l’apprendimento.

La scuola organizza inoltre dei corsi per chi volesse applicare questo metodo, che possono usufruire di borse di studio finanziate da alcuni industriali che fanno parte del Rotary di Milano.


Una semplice maestra nel lontano 1910 raccomandatami da un collega venne ad espormi le sue idee circa la necessità di rendere la scuola viva o come si dice ora “attiva”: ci mettemmo in moto e io ebbi la fortuna di poter avere a Presidente del Comitato da me fondato un uomo di statura morale e intellettuale eccezionale voglio dire Giovanni Celoria, il grande astronomo di Brera, il successore di Schiaparelli (…). Il concetto fin d’allora della Scuola all’aperto era: insegnamento in rapporto alla vita, contatto con le cose, visite a stabilimenti e viaggi, ginnastica speciale, nuoto, coltivazione dei campi sperimentali. (…). L’Opera Pizzigoni fa ogni anno un corso speciale per maestre e maestri che vogliono seguire il metodo della fondatrice: lo scorso anno attraverso la Contessa Anna Borletti e per merito di parecchi industriali dei quali parecchi qui presenti abbiamo potuto fondare delle borse di studio per permettere anche a maestre di fuori Milano di frequentare il corso. (...)”.