La Torre Littoria al Parco Sempione (Torre Branca)

Perché costruire la Torre Littoria al Parco Sempione di Milano?

A questa domanda i Rotariani avevano risposto con una descrizione dettagliata delle tecniche e dei materiali impiegati nella costruzione. La Torre si configurava come un esempio di architettura ultra moderna che rispondeva alla domanda di progresso da un punto di vista ingegneristico e culturale. Il comune di Milano e la Triennale avevano voluto, infatti, che il mondo dell’arte, dell’ingegneria e dell’architettura avessero un campo di applicazione che potesse rispecchiare i progressi in atto in quel periodo.

Il progetto era stato concepito con la collaborazione di Giò Ponti, Raffaele Calzini e dell’Ing. Cesare Chiodi. La realizzazione materiale era stata affidata ad industrie come la Vanzetti, la Breda, la Dalmine, la ditta Rocca, che misero a disposizione maestranze e materiali . Un ringraziamento particolare venne poi rivolto alla squadra degli otto carpentieri che per primi diedero il “collaudo spirituale” alla costruzione. A due mesi dalla sua inaugurazione, l’ascensore della torre aveva già effettuato più di 40.000 corse per un totale di 4.000 km.

Ma la vera risposta alla domanda iniziale si ritrova nello spirito che aveva animato questo progetto, “nell’anno XI [dall’avvento del fascismo, quindi nel 1933. N.d.R.] il costruire è un atto di fede in ciò che è nuovo, in ciò che è ardito”. Porsi un problema e tentare di risolverlo con mezzi nuovi era uno scopo per cui valeva la fatica.

Ma a noi tecnici piace vedere in ogni, sia pur modesto, cimento della nostra attività anche un contenuto ideale che qualche cosa vale ed a qualche cosa “serve” anche se inafferrabile a prima vista al grosso pubblico” (…) Essa [la Torre Littoria] si differenzia dalle maggiori e minori (?) sorelle metalliche in ogni sua caratteristica strutturale: la linea eccezionalmente slanciata, il materiale tubolare delle sue membrature, i collegamenti realizzati quasi esclusivamente con saldature elettriche in luogo di chiodi. Per quanto riguarda l’arditezza della linea basti un unico raffronto: la Tour Eiffel di Parigi ha una base quadrata di lato pari ad un terzo dell’altezza. Il cerchio inscritto alla base esagonale della Torre Littoria non arriva invece col suo diametro a raggiungere il decimo dell’altezza”. (…). Un particolare ricordo merita il Gr. Uff. Augusto Stigler che dell’iniziativa fu in un certo modo il padre spirituale. Ed infine mi si consenta di dire delle ottime maestranze: fabbri, falegnami, meccanici, saldatori, uomini per solito avvezzi al lavoro del banco e dell’officina, che dovettero improvvisarsi acrobati, sospesi nel vuoto in un lavoro che spesso non conobbe tregua né il giorno né la notte. E soprattutto vada un ricordo all’impareggiabile squadra degli otto carpentieri che primi diedero il collaudo spirituale della nostra costruzione, affidandosi alla nascente struttura frutto di calcoli ad essi ignoti in condizioni di equilibrio da far venire le vertigini al solo vedere”.(Allegato al Bollettino n.143 23 ottobre 1933)