L’Istituto dei tumori

Fondazione attività e sviluppi

Nei primi del ‘900 molte sono le malattie che cominciano ad avere un impatto sociale: tubercolosi, malaria, sifilide, tifo, inoltre in questi anni compariva anche il cancro. Di conseguenza quando si prospettò il progetto di fondare un Istituto di cura per varie forme di tumori, Luigi Mangiagalli si impegnò con tutti i mezzi affinché si realizzasse coinvolgendo il Club milanese, che si dimostrò ancora una volta entusiasta e partecipe. Questo progetto, inaugurato nell’aprile del 1928, non veniva considerato importante solo per una prospettiva sanitaria, ma anche per l’impatto sulla

crescita della città di Milano e sull’autorevolezza del Club milanese stesso. Nel 1928 il socio Carlo Radice Fossati diventa il vicepresidente dell’Istituto e lo gestisce insieme a Gaetano Fichera. In un clima di grande entusiasmo, i soci del club riconoscono il prestigio di questa nomina e accolgono la notizia con molto orgoglio, descrivendo l’Istituto dei Tumori come “il più grande, il più moderno, il meglio attrezzato istituto di tutto il mondo”. Nel luglio dello stesso anno tutti i sottoscrittori dell’Istituto ricevevano la relazione finanziaria nella quale Luigi Mangiagalli chiedeva “alla beneficenza inesauribile di Milano 400.000 lire”, e all’interno del club si sollecitava un contributo anche a chi l’aveva già dato, per onorare la memoria di “quel grande italiano, tanto benemerito dell’Umanità”.

Bollettino settimanale n.33 21 febbraio 1928

“L’Ing. Radice Fossati, il quale alle sue ben note qualità di tecnico e di amministratore, aggiunge oggi il prestigio di essere il rappresentante del Sen. Mangiagalli, nella sua qualità di Vice Presidente dell’Istituto del Cancro; il Prof. Fichera, la cui rinomanza nel campo della medicina è mondiale e quindi non ha bisogno di presentazione, quale Direttore Generale dell’Istituto del cancro. (…) Tutti costoro ci sono stati oggi da guida nell’interessantissima visita che abbiamo fatto al grande Istituto, per il quale devo dire soltanto questo: che compiango coloro che non sono venuti con noi perché la visita ha suscitato la nostra più grande ammirazione, ha allargato i nostri polmoni di italiani. Si è infatti creato un Istituto che veramente farà onore a Milano e all’Italia, perché è certamente il più grande, il più moderno e meglio attrezzato istituto di tutto il mondo. Questo istituto è un’altra creazione dovuta alla tenacia e all’instancabile attività del nostro grande collega Sen. Mangiagalli al quale tutta l’Italia deve essere riconoscente. L’Istituto la cui organizzazione è stata completata in ogni particolare, sarà fra breve inaugurato ufficialmente e così potrà cominciare ad esplicare la sua benefica funzione di sollievo all’umanità sofferente”.

Gli anni 50: nuove attività all’Istituto

L’impegno rotariano per garantire la crescita dei luoghi di cura della città prosegue anche nel decennio successivo alla rifondazione del club dopo lo scioglimento del 1938. Nel febbraio del 1948 il dott. Felice Perussia espone ai soci una relazione riguardante i vent’anni di attività dell’Istituto dei Tumori. L’Istituto era stato fondato da Luigi Mangiagalli e venne inaugurato nel 1928 con il nome Istituto Vittorio Emanuele per lo studio e la cura del cancro. Morto il suo fondatore, furono molti i rotariani che si susseguirono nella Presidenza, tra cui l’Ing. conte Carlo Radice Fossati e il Senatore Beniamino Donzelli.

Didattica e ricerca

Le attività cliniche proseguono di pari passo con le attività didattiche consolidando il rapporto con l’Università di Milano. La Radiologia dell’Istituto infatti si avvale dell’Istituto di Radiologia dell’Università diretto da Perussia stesso. Il Prof. Pietro Rondoni è allo stesso tempo direttore dell’Istituto di Patologia dell’Università e favorisce una migliore ottimizzazione delle attrezzature tecniche sia per lo studio, che per clinica soprattutto per la Sezione di Biologia dell’Istituto dei tumori. A tal proposito questa sinergia nel campo della biologia ha portato diversi progressi riguardanti l’oncogenesi e ha permesso di costituire anche preziosi strumenti, come un vasto campionario di materiale istologico. L’analisi istologica viene fatta all’interno del centro di accertamento della Lega italiana per la lotta contro il cancro di cui Rondoni a quel tempo era Presidente e Perussia consigliere. La didattica ha avuto la sua applicazione anche con la nascita della Scuola per tecniche di laboratorio da parte della Croce Rossa che ha avuto una grande importanza da un punto di vista pratico.

Le attività dell’Istituto di cura

Una delle attività più importanti dell’Istituto è la prima assistenza ai pazienti all’interno degli ambulatori, dove le persone possono avere la possibilità di scoprire tempestivamente l’insorgenza di un tumore, grazie all’analisi istologica di campioni. In caso di bisogno, la struttura dell’Istituto può garantire la degenza di circa 100 pazienti che hanno in corso terapie chirurgiche o radiologiche. Grazie a tecniche sempre più innovative la mortalità in sala operatoria comincia a diminuire sensibilmente e il cancro perde la sua caratteristica di malattia mortale e diventa curabile .

Per raggiungere l’obiettivo di curare tutti i casi di cancro, l’attività clinica non è sufficiente ma deve essere affiancata da un’attività di formazione e informazione. Per questo motivo da una parte proliferano iniziative di formazione e scambio come conferenze e congressi, e dall’altra è diventata molto importante anche l’attività di informazione e prevenzione al pubblico attraverso la Lega.

L’impatto sociale del cancro

Le attività dell’Istituto sarebbero più efficienti se si potesse contare su un migliore approvvigionamento di materiali utili alle cure. Perussia nella sua relazione invita i soci a riflettere sull’impatto sociale del cancro sulla società che è paragonabile, con qualche distinzione, a quello che aveva avuto la tubercolosi. I tumori spesso affliggono una popolazione anagraficamente più avanzata, che grazie alla “maturità di pensiero”, sarebbe più adatta alle attività direttive, così come operai, che per la loro esperienza, potrebbero mettere a frutto la loro specializzazione.

Allo stesso tempo il tumore compromette la “vita di una madre” che potrebbe essere insediata dal cancro alla mammella o all’utero. In questo senso il cancro ha una ricaduta sulla società che potrebbe essere privata di importanti risorse umane.

Bollettino n. 66, 20 aprile 1948

Chi aveva voluto e saputo realizzare col suo grande spirito di iniziativa l’Istituto dei tumori era stato il grande rotariano, il Sen. Luigi Mangiagalli, al quale andiamo debitori di tante alte istituzioni culturali e filantropiche milanesi. Invero l’Istituto ha una tradizione rotariana. Morto infatti il suo fondatore, gli successe nella presidenza il padre del nostro Radice Fossati, il conte Carlo, il quale non solo continuò, ma perfezionò notevolmente con le sue capacità amministrative e con la sua mente aperta ad ogni progresso l’opera iniziata da Mangiagalli. (…). Il Dottor. Zerilli, il quale non è solo un reggitore molto attivo e capace, ma anche un cuore generoso, tanto che, proprio in questi giorni, ha voluto celebrare il ventennio del nostro Istituto con un dono munifico (Applausi). (…). Approfitto anche del fatto che il Rondoni dirige l’Istituto di Patologia generale dell’Università e che ha potuto mettere a vantaggio dell’istituto dei tumori anche l’attrezzatura scientifica di quell’istituto universitario. Nella Sezione Biologica, si sono svolte una serie di ricerche che hanno portato contributi fondamentali alla soluzione dei problemi della cancerogenesi. (…) ed in questi studi è stata affiancata dalla Sezione anatomo-patologica la quale ha saputo anche creare un museo di pezzi anatomici ed una raccolta di preparati istologici dei tumori davvero eccezionale”. (…) “Bisogna anzitutto considerare il lato sociale del problema. Se tanto si fa per combattere la tubercolosi, non vi è ragione di non fare altrettanto per la lotta contro il cancro, che va pure considerata una malattia sociale. E’ vero che la prima colpisce specialmente giovani esistenze aperte alla vita mentre il secondo è più proprio dell’età matura, benché purtroppo non sia nemmeno raro nei giovani. Ma pensiamo all’importanza che hanno, per la società uomini giunti a quella maturità di preparazione e di pensiero che li fa particolarmente atti alle funzioni direttive, consultive, operai ed artigiani, particolarmente specializzati, e ci rendiamo conto della gravità della loro perdita quando ancora potrebbero rendere alla società alla famiglia. E questo prescindendo da considerazioni affettive che rendono tanto preziosa la vita di una madre, così spesso insediata dal cancro dell’utero e della mammella”.

Il nuovo direttore dell’Istituto dei tumori: Pietro Bucalossi

Nel 1965 Piero Portaluppi presenta un nuovo socio: il direttore dell’Istituto dei Tumori Pietro Bucalossi. Le parole sempre brillanti di Portaluppi ne fanno una descrizione fuori dal comune:

“E’ nato nel 1905; 60 anni, giovanissimo, solo 0,2 sotto l’età media degli attuali soci rotariani. Nato esattamente pochi giorni dopo la scomparsa del ciclo solare dello zodiaco, segno del cancro. Appena nato debella il grande nemico dal firmamento. Universitario a Firenze ed a Pisa. Libero docente in Patologia speciale chirurgica, ufficiale medico in guerra diresse il Centro Ospedaliero di Abbazia. Fu allievo prediletto di Donati: fu aiuto dell’accademico Prof. Rondoni (tutti compianti rotariani), successore di Fichera all’Istituto Nazionale per lo studio e la cura dei tumori. Ne è ora, dal 1957, ammirato Direttore generale.

Pubblicazioni a centinaia, tutte di vasto raggio nello scibile medico chirurgico ed in quello delle ricerche. Poderoso il volume sui “fattori ereditari nel cancro della mammella”. Un altro testo insigne sui “Melanoblastomi” ed uno sulla “Metastasi linfatica per i tumori del cavo orale”. Ogni congresso per la sua disciplina, lo vede autorevole ed ascoltato scienziato innovatore. E’ membro straniero dell’Istituto francese di Cancerologia e Presidente della Lega Nazionale contro i tumori”. (Bollettino n. 36, 9 marzo 1965)