I progetti per l’istruzione

Iniziativa rotariana a favore degli studenti di Liceo alla soglia dell’Università: le fasi

L’Ing. Prof. Silvio Coggi e l’Ing. Corrado Nodari avevano fatto parte della commissione che si era occupata di organizzare un’iniziativa di orientamento per la scelta della Facoltà universitaria. La prima fase aveva previsto una serie d’incontri, organizzati dalle associazioni studentesche, per capire cosa i giovani si aspettassero da un’iniziativa di orientamento universitario. I dati raccolti erano poi serviti per compilare un programma che potesse andare incontro alle esigenze manifestate dagli studenti. Da queste prime informazioni, i soci dovevano sia fornire nozioni di carattere generale come la durata dei corsi di laurea, gli sbocchi professionali, la possibilità di borse di studio, l’elenco degli insegnamenti, sia, da un punto di vista più specialistico, dare una consulenza più dettagliata relativa agli ambiti disciplinari dei quali erano esperti. A tal proposito molti rotariani erano entrati a far parte della commissione per dare il loro contributo: Carlo Foà era stato coinvolto come esperto in medicina, Piero Portaluppi per l’Architettura, Ardito Desio per le scienze geologiche. Rotariani qualificati partecipavano a riunioni organizzate nei licei durante le quali venivano distribuite delle pubblicazioni che volevano essere degli strumenti per le famiglie per poter facilitare la scelta. Le ultime due fasi del programma prevedevano vari incontri con esponenti delle Facoltà e dei colloqui privati durante i quali potevano venire somministrati dei test psicoattitudinali.

Il problema dell’accesso all’Università

Durante la presentazione del programma, il Prof. Libero Lenti aveva portato avanti una riflessione pertinente. Alcuni giovani erano preoccupati dalla sostenibilità economica di un percorso lungo ed impegnativo come quello universitario. Molti liceali avevano delle perplessità rispetto al numero di esami o alle tasse o se potevano lavorare mentre studiavano. Queste riflessioni erano state utili a Lenti per sottolineare che la possibilità di studiare all’Università doveva essere estesa a tutti e questo era possibile solo alzando le tasse universitarie per poter costituire sempre più borse di studio per coloro che ne avevano le capacità ma non potevano sostenere la spesa. Oltre alle borse di studio, Lenti aveva proposto l’istituzione di una cassa per garantire una vita decorosa allo studente che poi avrebbe rimborsato il prestito quando fosse stato in grado di lavorare.

L’importanza dell’orientamento

Il Preside del Liceo Parini, Virginio Garavoglia, aveva accolto con molto entusiasmo tutte le iniziative volte ad orientare le scelte degli studenti, ma considerava approssimativi i test psicoattitudinali. A quel tempo la scelta della carriera era fortemente condizionata dalla tradizione familiare che spesso prevaricava la reale attitudine ad un’altra professione. Secondo il preside, si potrebbe fare una prognosi di massima rispetto al tipo di studi più adatto ad uno studente ma sempre “cum grano salis”. Il Preside aggiunge una riflessione su un altro aspetto dell’orientamento. I giovani delle scuole di primo grado dovrebbero essere orientati tanto quanto i loro colleghi più grandi, perché è importante far comprendere a coloro che invece vogliano formarsi professionalmente che un bravo tecnico vale quanto un laureato .

All. Boll. n. 597, 3 marzo 1959

“Domanda n. 16. Possibilità di lavoro durante la frequenza dei corsi, possibilità e opportunità di contemporaneo servizio militare. Considerando uno studente di media capacità è per lui possibile trovare il tempo sufficiente per dedicarsi a qualche altra attività culturale e artistica? Domanda molto importante per tutti: per chi ha voglia e per chi non ha voglia di studiare. Ma specialmente per quei ragazzi, e sono molti, che sentono la necessità di frequentare l’Università, ma anche di rendersi utili a sé stessi ed alla famiglia con un’attività più o meno regolare. Qui dobbiamo affidare alla squisita coscienza dei professori che risponderanno al questionario, affinché trovino il modo di far sapere, od almeno intuire, quali facoltà possono permettere la doppia vita: di studente e di lavoratore. Ma inoltre lo studente che ha passioni artistiche o culturali (musicista, pittore ecc.) vorrebbe conoscere se lo studio e la frequenza ai corsi universitari lo assorbiranno in modo tale da dover abbandonare queste istintive e simpatiche attività?”.

Terminati gli interventi, il Prof. Coggi rileva come dai pensieri esposti dai colleghi sia emersa l’importanza che il colloquio privato potrà avere, poiché metterà a diretto contatto l’esperienza dei rotariani con i diversi casi prospettati ai giovani. La particolare personalità dei consiglieri che sono giunti a posizioni elevate dopo carriere di lavori difficili e che hanno implicato rischio sforzo di notevole volontà, potrà trasfondere nei giovani durante il colloquio privato mostrando loro che non tutto devono aspettarsi dagli altri, ma molto devono trovare in sé stessi, con spirito d’iniziativa.

La maison d’Italie

Quali furono le ragioni che spinsero i soci del Club di Milano ad interessarsi al progetto della Maison d’Italie a Parigi?

Anzitutto alla Cité Universitaire di Parigi mancava un luogo dove potessero alloggiare gli studenti italiani e questo rappresentava un ostacolo alla loro internazionalizzazione, cui il Rotary attribuiva molta importanza. Parigi, negli anni Cinquanta, era uno dei centri più vitali per gli studi letterari e artistici. I soci trovavano indecoroso che gli studenti italiani a Parigi fossero ospiti di strutture straniere. Per rendere operativo questo contributo venne costituito un comitato che si occupasse nello specifico di questo programma e di tutte le fasi della sua realizzazione.

 

Il primo Presidente di questo comitato fu il Sen. Giorgio Enrico Falck che aveva avviato gli studi di fattibilità. L’Arch. Piero Portaluppi si sarebbe successivamente dedicato al progetto architettonico ispirato alle Ville Palladiane e al balcone della Parisina del Castello Estense di Ferrara. Si trattava di trovare i soldi per la realizzazione del disegno di Portaluppi e predisporre almeno 100 camere ammobiliate. Per consentire l’avanzamento dei lavori, il consiglio direttivo aveva deciso di aprire una sottoscrizione a favore della Casa dello Studente di Parigi con un primo contributo di un milione e cinquecentomila lire. Dopo qualche mese, grazie alle donazioni dei soci, questa cifra era più che raddoppiata, raggiungendo tre milioni e trecentottanta mila lire. Nel novembre dello stesso anno il Presidente Carlo Foà aveva dato l’annuncio che l’Ambasciatore d’Italia era stato autorizzato dal Governo a firmare l’atto che garantiva all’Italia l’acquisizione del terreno per costruire la struttura.

Boll. n.299, 13 gennaio 1953

“Per chi non ne sa niente, la Cité Universitaire è una grandiosa istituzione che affianca l’Università di Parigi, dove tutti gli stati civili del mondo e anche quelli che non appartengono ancora per tradizione agli stati civili, hanno creato una loro Casa, un palazzo o tipo albergo per ospitare gli studenti di tutto il mondo che frequentano l’Università. Manca la casa italiana. Le ragioni per cui la Casa italiana è venuta a mancare sono evidenti se pensiamo che in alcune zone della opinione prevalente durante un ventennio si andava affermando che non avessimo nulla da imparare in Francia e quindi non fosse il caso di ricambiare quella ricerca di cultura internazionale che, ad esempio, la Francia ha sempre mantenuto a Roma con l’”Accademia di Villa Medici”. La mancanza della casa italiana è stata rilevata come un’umiliazione dell’Italia, assente da questa grande istituzione alla quale tra l’altro Rockefeller ha fatto dono (?) del Palazzo internazionale, che serve da punto di riferimento e di ritrovo delle varie case ed è qualche cosa di grandioso, una costruzione che ricorda pressappoco il Casinò di Montecarlo. (…). Già durante la discussione del bilancio degli esteri, l’anno scorso i nostri due compianti amici Stefano Jacini e Carlo Sforza avevano richiamato l’attenzione in Senato su (?) questa assenza dell’italia alla Cité Universitaire di Parigi, assenza che fu richiamata all’attenzione del governo da parte del nostro illustre ambasciatore a Parigi. Interessato il Presidente della Repubblica aveva detto: trovate intanto il modo di avere un po’ più di contributo da parte dei cittadini perché questa costruzione si faccia e poi il Governo penserà al resto”.

La posa della prima pietra e l’avanzamento dei lavori

Il 10 maggio del 1955, il Presidente Carlo Foà annuncia che la Casa italiana dello studente nella Cité Universitaire di Parigi “è un fatto compiuto” e aveva la disponibilità di 4200 posti utili anche ad ospitare eventuali studiosi stranieri.

Il Presidente commosso rievoca i primi tempi quando il progetto era solo un argomento di discussione nell’ufficio del Sen. Enrico Falck che ne era stato il primo e appassionato promotore. Dopo la sua scomparsa, il dott. Luigi Morandi era diventato presidente del Comitato esecutivo che aveva nominato i suoi collaboratori: primo fra tutti Piero Portaluppi, che si era occupato del disegno tecnico, l’Ing. Giuseppe Torno, il Prof. Cesare Chiodi che aveva svolto diversi ruoli per conto di enti fondamentali per la realizzazione del progetto. Chiodi era infatti il Governatore del Rotary, Vice Presidente della Cassa di Risparmio, e rappresentante dell’insegnamento universitario.

Alla cerimonia della posa della prima pietra, il 7 maggio del 1955, a Parigi era presente Camilla Falck, la vedova del Senatore Enrico Falck, e alcuni rappresentanti delle istituzioni italiane e francesi, come il ministro degli Esteri, Gaetano Martino, lui stesso Presidente del Rotary Club di Messina e professore universitario.

Boll. n. 44, 10 maggio 1955

“[Pres. Foà]: il nostro sogno sta dunque per essere realizzato: non dubitiamo che giungeranno altre somme per integrare quelle già raccolte. Si tratta di un’impresa squisitamente rotariana consacrata nel 1952 al Convegno di Bari, dove il nostro allora Governatore Chiodi, ottenne, se pure ancora mancasse l’unanime consenso di tutti i Clubs, che il Rotary assumesse il patronato morale dell’impresa. Permettetemi di affermare senza accusarmi di campanilismo che il vero patronato morale spetta al Rotary di Milano, perchè al nostro Falck si deve l’idea prima, mentre alla forma rapida, fattiva attività di altri rotariani milanesi si deve la realizzazione. E concludo: io ho moltissime ragioni per desiderare di restare ancora qualche anno al mondo, ed ora se ne aggiunge: il desiderio di assistere all’inaugurazione della nostra Casa e di ritrovarmi ancora una volta tra i giovani studiosi italiani che vi accorreranno. Spero che sia dato a molti di voi di partecipare quel giorno alla stessa gioia”.

L’inaugurazione: 25 gennaio 1958

Erano molti i rotariani milanesi presenti alla cerimonia d’inaugurazione della Maison d’Italie. Il Dott. Luigi Morandi, davanti al Presidente della Repubblica francese René Coty, aveva ricordato la figura di Enrico Falck, aveva ripercorso le difficoltà che avevano portato al raggiungimento di questo traguardo e aveva rimarcato l’impegno rotariano in tutti gli aspetti relativi alla sua realizzazione. L’Ing. Sella aveva inoltre sottolineato un aspetto simbolico di questo progetto. Costruire una Casa dello studente a Parigi, in una vecchia Università europea, voleva dire dare ai giovani italiani la possibilità di coltivare i valori umanistici attraverso lo scambio con altre persone provenienti da altre parti del mondo. Questo aspetto era per i rotariani molto importante perché era utile favorire il progresso della tecnica, ma si doveva riservare la massima attenzione agli aspetti umani e spirituali delle loro opere.

Boll. N. 543, 28 gennaio 1958

“Cari amici, abbiamo avuto il piacere in uno dei giorni scorsi, di assistere al coronamento di un’opera alla quale il Rotary Club di Milano ha portato particolare attenzione e un cospicuo contributo: la Casa italiana della Cité Universitaire di Parigi. Le cronache dei giornali vi hanno riportato le notizie del come la cerimonia si è svolta ed è quindi inutile che io ritorni a parlarne. Vi dirò soltanto che i rotariani milanesi erano numerosi e ricorderò in particolare che le due persone che da parte italiana, davanti al presidente della Repubblica francese hanno preso la parola erano due membri del nostro Club: da una parte il dott. Morandi come Presidente del Comitato promotore, che ha parlato per illustrare tutte le difficoltà incontrate per il raggiungimento e il compimento dell’opera, e dall’altra parte il Sen. Merzagora, Presidente del Senato rotariano di Milano, il quale in un’improvvisazione brillantissima in francese strappò l’applauso ammirato dei numerosi francesi presenti.(…).

L’opera inaugurata corrisponde perfettamente agli ideali rotariani, perché l’aver creato a Parigi per gli italiani la 30esima Casa di studenti stranieri (perché altre 29 nazioni hanno già la loro casa), vuol dire aver dato ai nostri giovani l’opportunità di partecipare ad una vita culturale internazionale, a degli scambi intellettuali, e ad una fraternizzazione fra genti diverse, del tutto conformi alle idealità del nostro Club. E dirò qualcosa di più: il farlo in una vecchia antica Università europea e latina come quella di Parigi contribuisce ad assicurare ai nostri giovani la possibilità di ravvivare quella fiamma di umanesimo alla quale l’avv. Giussani aveva così giustamente fatto riferimento nella comunicazione che ci fece qui pochi mesi fa. Io credo che bisogna dare tutto lo sviluppo alla cultura scientifica e tecnica, e questo anche a Parigi si può fare, ma non bisogna dimenticare l’importanza dei valori spirituali della cultura umanistica. (…)”.

Le borse di studio: Il progetto IARD (Individuazione Assistenza Ragazzi Dotati)

Diseguaglianze

Tra le varie iniziative a sostegno dell’istruzione superiore e di una più equa distribuzione delle risorse, il Club aveva avviato il progetto IARD che nella sua missione è concepito come: “un piano di assistenza e non di beneficenza, un piano cioè liberale e non paternalistico, che non vuole legare affatto il beneficiario al benefattore ma intende con metodiche anche scientifiche ricercare e sperimentalmente impiegare i mezzi più idonei a identificare precocemente i ragazzi più dotati per lo studio, orientandoli ed utilizzandoli nel modo più razionale e, se bisognosi, assistendoli con mezzi non solo economici”. Questo progetto nasceva dall’esigenza, non più rimandabile a metà degli anni Sessanta , di una piena utilizzazione delle “potenzialità intellettuali” a prescindere dalla classe sociale di appartenenza. Dalle indagini effettuate in quegli anni emergeva infatti che il figlio di un professionista imprenditore o di un dirigente aveva una probabilità 130 volte maggiore di un figlio di un operaio di poter frequentare il liceo e, a parità di attitudini, i figli delle classi meno abbienti potevano accedere agli studi superiori in una percentuale 6/10 minore. Tutto questo, oltre che essere iniquo, rappresentava uno spreco di intelligenze.

 

Fasi operative

Allo scopo, vennero costituiti alcuni gruppi di esperti con il compito di identificare i giovani più dotati attraverso strumenti utilizzati anche a livello internazionale, che prendevano in considerazione dati psicometrici, giudizi di insegnanti ed esperti, oltre ai risultati scolastici. In alcune scuole medie erano stati costituiti alcuni club o circoli che impegnavano gli studenti selezionati in varie attività extrascolastiche come la compilazione di schedari di documentazioni storiche o fotografiche al fine di potenziare la cultura e le competenze. Nelle fasi iniziali, questo programma così articolato poteva realizzarsi soltanto a livello provinciale.

Impegno del club

Il Rotary, oltre a coordinare le fasi operative, era impegnato anche a trovare i fondi necessari per la realizzazione del progetto IARD. Molti Enti ed Istituti avevano già donato somme cospicue, ma il club era invitato a promuovere quest’attività al fine di estenderla anche al di fuori della provincia di Milano. Solo dopo un anno dall’avvio dei lavori era stata promossa una sottoscrizione libera e segreta, che potesse stimolare i soci a contribuire economicamente in virtù di risultati e prospettive concrete. Il relatore Dott. Prof. Rosario Scalabrino del Club di Milano Sud si era augurato che l’impegno rotariano per il progetto IARD potesse diventare coessenziale alla missione del club.

All. Boll. 39/61-62, 29 marzo 1962

[Rosario Scalbrino]: “economico. Fu sempre nostra aspirazione quella di agitare questo problema dell’assistenza ai giovani più meritevoli, problema che ritenevamo di alto valore morale e sociale! Ma a volte dubitammo e fummo anche presi da ansie. Oggi, dopo le realizzazioni conseguite e i molti consensi anche economici pervenutici, ci sentiamo più fiduciosi e direi anche più consapevoli. Con siffatto stato d’animo ho accettato di tenervi questa breve conversazione, che ovviamente non può fornirvi più di una modesta traccia di quanto finora attuato. Il lavoro che ci rimane da compiere è enorme trattandosi fra l’altro di migliaia di prove da eseguire nelle scuole, di molteplici questionari da redigere e vagliare, di giudizi da formulare ecc, ecc… A questa massima si sono ispirati i cinque Rotary ambrosiani allorquando si fecero iniziatori del piano I.A.R.D., a questo stesso comandamento con fede e spirito di obbedienza, si è modestamente attenuto chi vi parla. Se fin dal più antico tempo è vero il detto di Sofocle: “L’opera umana più bella è quella di essere utili al prossimo”, di fede e di fratellanza, oltre che simbolo di una iniziativa, potrà divenire l’”unità” di misura del “servire rotariano”.

Renzo Valcarenghi

Il punto sul programma IARD

Nel 1963, dopo un anno e mezzo dall’avvio del programma, il Presidente Severino Pagani faceva il punto sul programma IARD. In termini numerici, erano stati messi a disposizione 20 milioni da erogare in circa 30 borse di studio, ed erano state identificate le aree di intervento: 1) identificazione, 2) arricchimento, 3) assistenza economica. Nei mesi si erano rafforzati i test per valutare l’intelligenza connessa all’uso del linguaggio e del ragionamento matematico. I temi dei ragazzi erano stati utilizzati per approfondire il carattere psicologico dei candidati. Infine per quanto riguarda le attività di ampliamento, si erano istituiti dei laboratori di varie materie come pittura, musica, giornalismo, fisica ai quali avevano contribuito diversi rotariani, come ad esempio Renzo Valcarenghi di Casa Ricordi. I dati raccolti erano stati catalogati e conservati in un archivio meccanizzato grazie alla collaborazione di IBM e Olivetti e all’ingente sostegno economico della Cassa di risparmio con l’intermediazione del rotariano Giordano Dell’Amore.

Gli aspetti sociali

Tra i selezionati del progetto IARD prevalgono le ragazze: ma gli effettivi beneficiari sono ripartiti equamente tra maschi e femmine. I primi 10 posti sono però occupati in prevalenza da maschi. Durante il resoconto del 1963, la signora Amalia Maly Falck Levi Da Zara, moglie di Enrico Falck, esprime una sua preoccupazione rispetto alla distribuzione delle borse, erogate in prevalenza ai ragazzi. La sua perplessità era fondata su un supposto squilibrio che avrebbe potuto penalizzare Facoltà a maggioranza femminile come Magistero. Dai test IARD, inoltre, era emerso che i ragazzi selezionati andavano discretamente a scuola anche se non eccellevano, perché non erano stati stimolati adeguatamente da un punto di vista culturale e per mancanza di aspirazione da parte delle famiglie.

Amalia Maly Falck

Boll n. 33 del febbraio 1964

[Maly Falck]: “Desidero spezzare una lancia a favore delle donne e domando spiegazioni circa la scelta dei borsisti di cui otto sarebbero maschi e due femmine. La mia preoccupazione è che si pensi soltanto agli studi universitari che formano ingegneri, medici ecc. e meno alle Facoltà di Magistero, alle quali sono più interessate le donne. Poiché il miglioramento della scuola italiana è legato al presupposto miglioramento della preparazione degli insegnanti, compresi quelli delle classi elementari, il problema di favorire l’afflusso degli elementi migliori alle facoltà di magistero è di vitale importanza per il nostro paese. (…)”.

[Valcarenghi] Nel complesso dell’intera graduatoria però il numero si equilibra, con questo confermando dati statistici raccolti in tutto il mondo cioè che la distribuzione dell’intelligenza come media fra maschi e femmine è uguale. Soltanto la dispersione, cioè l’ampiezza della curva, per i maschi è più accentuata che per le femmine. Quando peraltro si è cominciata l’identificazione generica del bisogno, il numero delle donne prese in considerazione è stato maggiore di quello degli uomini e questo per un fenomeno che si può spiegare psicologicamente. E’ infatti compito dell’assistenza sociale vedere se un certo elemento avrebbe proseguito gli studi senza aiuto o no; prendendo necessariamente in considerazione anche le opinioni della famiglia, che sono di regola a favore dei maschi. Le femmine avrebbero proseguito negli studi più difficilmente”.

Sviluppi del progetto IARD

Nel 1964 il progetto IARD era cresciuto anche grazie ad un’ottimizzazione delle risorse. Il nuovo gruppo di borsisti per quell’anno era costituito da 22 maschi e 8 femmine per un contributo che andava dalle 80 alle 300.000 lire annue su un arco di cinque anni per un totale di risorse economiche disponibili di 22 milioni. Questa cifra era stata possibile sia grazie alle sottoscrizioni dei soci rotariani, che alle sovvenzioni da parte del Comune di Milano e dell’Ente Fiera.

Rispetto al passato le assegnazioni erano diventate più tempestive e le borse erano state assegnate con criteri più severi così da poter rientrare nei finanziamenti disponibili.

Dagli anni 60 in poi il progetto IARD aveva continuato a crescere e nel 1991 aveva festeggiato i 30 anni dalla sua fondazione diventando un Istituto di ricerca orientato a rilevare e risolvere i problemi dei giovani e della scuola in qualità di ente no profit. Nel discorso di celebrazione dell’anniversario, il socio Giuseppe Pellicanò aveva ricordato il fondatore Pierpaolo Luzzatto Fegiz e il presidente Franco Brambilla che ne aveva appoggiato la nascita.

Secondo la relazione del socio Mauro Laeng, negli anni 90 il progetto IARD si configurava principalmente come “iniziatore e gestore” di attività di ricerca, fornendo strumenti e servizi alla scuola e alla comunità. Per questo motivo i committenti erano soprattutto ministeri, istituzioni economiche, e associazioni.

Le aree di intervento erano soprattutto rivolti a:

-studi riguardo politiche sociali in ambito scolastico, formativo e culturale, con particolare attenzione alle categorie più fragili.

-interventi didattico-pedagogici in particolar modo in ambito linguistico. A tal proposito era stato prodotta una serie di materiali denominato come ELLE, perr la facilitazione dell’apprendimento della lingua italiana.

Il carattere rotariano del progetto IARD si rispecchia soprattutto in una modalità di lavoro che segue il principio etico dell’incontro, dello scambio e l’integrazione dei servizi sulla base del rispetto e dello sviluppo dei talenti.

Bollettino n.30 16 aprile 1991

Mauro Laeng: “Lo sviluppo del progetto IARD è oggi ben noto a quanti vivono nel campo della ricerca educativa e sociale, in sedi nazionali e internazionali. In prossimità del primo miliardo di budget, lo IARD doveva ristrutturarsi per rispondere anche sotto il profilo economico a nuove sfide. Così nel 1968 è finalmente entrato nella terza fase, dandosi la forma cooperativa come Istituto di ricerca, anche il trasferimento in nuovi locali che avviene in questi giorni risponde ad ampliate esigenze”.